L'attuale patrimonio della Biblioteca è di oltre 1.000.000 di volumi e opuscoli (di cui 490 incunaboli e 7.995 cinquecentine), 2.927 manoscritti a volume e 69.345 carte sciolte (autografi e carteggi di interesse letterario, storico, artistico), un'importante e preziosa collezione di circa 53.000 stampe e 3.200 disegni (sec.XV-XIX); 9.000 libretti di melodrammi e 10.065 testate di periodici tra correnti e cessati.
La sezione Arte industriale fu istituita in
Marucelliana nel 1887 per iniziativa del direttore
Guido Biagi, personaggio assai noto nel panorama
bibliotecario internazionale. La creazione di una
"Biblioteca Popolare Industriale", diretta ad
artisti operai artigiani voleva sopperire alle
esigenze di una nuova categoria di utenti che si
stava delineando a Firenze in seguito della
creazione della Scuola Professionale.
Nel progettare questa nuova sezione il Biagi aveva in mente il modello rappresentato da biblioteche simili già esistenti in Francia, Austria, Gran Bretagna, tutte nate sulla scia dell'Esposizione Universale di Londra del 1852 e fornite di opere illustrate riguardanti ogni ramo delle arti industriali: si spazia dalle monumentali opere di pittura, scultura, architettura, musica fino ad arrivare ai trattati più semplici relativi alle varie lavorazioni tecniche, artigianali, agricole quali i manualetti della Hoepli.
Numerose le pubblicazioni relative all'arte del disegno, alle tecniche fotografiche, alla lavorazione del legno, del marmo, del vetro, dei metalli e del settore tessile. Presente la manualistica del tempo necessaria ad un primo approccio allo studio della chimica, della fisica, dell'elettricità, dell'idraulica, della meccanica.
La raccolta comprende opere edite fra i primi dell'Ottocento fino ai primi trent'anni del Novecento, periodo in cui la sezione si interrompe. Si tratta di una raccolta speciale chiusa le cui opere, oltre 8.000, sono tutte consultabili sul catalogo in linea. Della sezione esiste anche un catalogo cartaceo a soggetto.
Dal 1911, data di attuazione della legge sul deposito obbligatorio degli stampati, la Marucelliana fu designata la depositaria di tutte le pubblicazioni stampate negli allora quattro circondari della provincia di Firenze: cioè Firenze, Pistoia, San Miniato e Rocca San Casciano. Ciò consentì alla biblioteca di arricchirsi dell'importante produzione editoriale di Firenze e della sua provincia. In Marucelliana cominciarono ad affluire circa 3000 unità bibliografiche all'anno, corrispondenti alla metà delle sue normali acquisizioni. Nella prima metà del Novecento la città poteva ancora contare sulla produzione di numerosissime tipografie e ancor più sulla presenza di importanti case editrici quali Le Monnier, Barbera, Salani, Sansoni, Olschki, Vallecchi, che si servivano per lo più di tipografie fiorentine. La presenza nelle raccolte della Marucelliana di tutte le opere stampate a Firenze, anche della produzione minore costituita da materiale povero e deperibile e il fatto che la biblioteca sia stata risparmiata dall'alluvione del 1966, hanno consentito alla biblioteca di divenire un punto obbligato di riferimento per chi debba compiere studi relativi alla cultura del territorio soprattutto nel settore letterario storico artistico.
La collezione di disegni e stampe è per lo più costituita dalla raccolta lasciata in eredità, nel 1783, dall'ultimo rappresentante della famiglia, Francesco di Ruberto. Ma anche altri componenti della famiglia avevano iniziato a collezionare disegni e incisioni. In particolare Orazio, fratello dell'abate Francesco e Giovan Filippo suo nipote.
Si ha notizia che da Orazio giunge in eredità a Francesco di Ruberto un nucleo di incisioni e disegni, probabilmente quelli veneziani in quanto Orazio abitava a Venezia. Cinque o sei volumi, con disegni e stampe, giungono in eredità a Francesco di Ruberto dallo zio Giovan Filippo, lo stesso che donò alla Biblioteca la statua della Minerva attualmente situata nell'atrio.
E' comunque l'ultimo discendente della famiglia
che raccoglie il maggior numero di incisioni in un
momento in cui il collezionismo si diffonde presso
le famiglie nobili fiorentine. Il disegno
più famoso è lo studio anatomico di
un
crocifisso di Raffaello.
La collezione, nella quale è presente anche qualche foglio quattrocentesco come l'angelo di Lorenzo di Credi, è comunque nota per il consistente nucleo di disegni del Seicento che caratterizzano il fondo e testimoniano sia l'interesse del collezionista sia la disponibilità di queste opere sul mercato. Parigi, Bilivert, Confortini, sono solo alcuni dei nomi tra gli artisti presenti. Il ritratto del Caravaggio fa parte di un taccuino che raccoglie i ritratti di pittori, scultori, letterati e scienziati eseguiti dal Leoni agli inizi del Seicento. Secondo il critico Roberto Longhi «è il solo ritratto del Caravaggio che possa dirsi fedele perchè eseguito se non dal vivo almeno di stretta memoria». Nella collezione delle stampe, quasi per intero frutto del collezionismo di Francesco di Ruberto, il volume più raro è il primo contenente i nielli, ossia antiche "stampe" di minuscole dimensione realizzate con una tecnica particolare adottata a metà del Quattrocento nelle botteghe degli orafi fiorentini. Numerose le opere di artisti di differenti secoli come Schongauer, Dürer, Marcantonio Raimondi, Stefano Della Bella, Callot. La biblioteca prosegue costantemente nella sua politica di acquisizione finalizzata all'arricchimento e integrazione di quanto posseduto. Attualmente sono conservati 3200 disegni e 53800 stampe inclusi i figurini di moda del Fondo Gamba. Per la consultazione è necessario rivolgersi in Sala di consultazione dove si trovano anche i relativi inventari e cataloghi.
Nei
secoli XIX e XX entrarono in Biblioteca vari fondi
di carattere letterario, storico e artistico che,
nelle loro molteplici connessioni, costituiscono
importanti fonti di informazione per ricerche
relative a quel periodo storico. Nei fondi
speciali si trovano carteggi, opere a stampa,
manoscritti, disegni. Fra i più famosi
è il Legato del pittore Diego Martelli dove
si conservano libri e manoscritti di interesse
foscoliano appartenuti a Quirina Mocenni Magiotti,
la "donna gentile" del Foscolo, e da lei lasciati
in eredità alla nipote Ernesta, madre di
Diego. Il fondo comprende, oltre i libri del
Foscolo, alcuni dei quali da lui stesso
postillati, la vasta corrispondenza con artisti
quali Giovanni Fattori, Telemaco Signorini e
Federico Zandomeneghi che documentano l'opera del
Martelli nell'ambito del movimento "macchiaiolo".
Il carteggio Placci, giornalista, letterato e
musicologo, le carte del filologo Isidoro del
Lungo, del dantista Pio Raina e quelle di Enrico
Nencioni, critico e poeta oltre che studioso delle
letterature straniere, per ricordarne solo alcuni,
formano nel loro insieme una miniera inesauribile
di notizie. Di singolare interesse il fondo
Cambray Digny, dove sono conservati anche disegni
dell'architetto Luigi relativi a vari luoghi
fiorentini e il fondo Grace Bartolini relativo
alla poetessa e pittrice Inglese nel quale sono
conservati anche i suoi dipinti. Per la
consultazione di questi fondi è necessario
rivolgersi in Sala di consultazione dove si
trovano anche i relativi inventari e cataloghi.
Il patrimonio bibliografico della Marucelliana
subì un importante accrescimento in
occasione delle soppressioni delle istituzioni
religiose.
Con le opere che fecero il loro ingresso in biblioteca in queste circostanze la raccolta libraria acquistò una diversa consistenza e completò, soprattutto per il settore più antico, le lacune dell'originaria libreria del Marucelli che comprendeva per lo più edizioni coeve al suo autore. Un importante acquisto di opere, provenienti dalla Compagnia di Gesù era stato effettuato dal Bandini. Ma anche a seguito delle soppressioni napoleoniche vennero depositati in biblioteca numerosissimi volumi provenienti dai più diversi conventi, quali per esempio S. Spirito, S. Maria Novella, Badia fiorentina, Vallombrosa, Ognissanti, Montughi ecc. Questi libri riportano frequentemente nelle carte iniziali il nome dell'istituzione religiosa e il numero progressivo che fu loro assegnato al momento dell'inventariazione da parte della Commissione degli oggetti d'arte e scienze del Dipartimento dell'Arno. Di questa commissione fece parte anche Francesco Del Furia, che succedette al Bandini nella direzione della biblioteca dal 1803. Fu questa una fortunata occasione per la biblioteca perché permise una certa selezione nelle opere assegnate alla Marucelliana. Quando, a seguito della Restaurazione, la Chiesa pretese la restituzione del patrimonio confiscato, il Del Furia trattenne molte opere che, per la loro rarità o per essere edizioni particolari, ritenne opportuno destinare ad uso pubblico. Con la soppressione del 1866, pervennero in Marucelliana complessivamente 40.000 volumi per lo più provenienti dalla SS. Annunziata e dall'Abbazia di Vallombrosa. Da quest'ultima provengono circa 2000 cinquecentine e 50 incunabuli. Attualmente la Marucelliana possiede circa 8000 cinquecentine e 500 incunabuli I volumi manoscritti ammontano a 2500, le lettere e i documenti sciolti a 30.400. Attualmente la biblioteca prosegue nella politica di acquisizioni con il fine di integrare il posseduto effettuando anche acquisti in antiquariato.
E' con il Journal des Sçavans apparso a
Parigi il 5 gennaio 1665 e considerato il
capostipite dei periodici di cultura che inizia la
raccolta dei periodici della Biblioteca
Marucelliana.Il titolo, anche se nell'edizione di
Amsterdam, compare nell'Indice della Libreria del
Sig. Abbate Francesco Marucelli. Nella raccolta
marucelliana sono presenti molti periodici
italiani ed europei del Sei-Settecento,
Naturalmente intorno alla metà del
Settecento e soprattutto con l'Ottocento
l'attenzione incomincia a concentrarsi e a
spostarsi decisamente sui periodici fiorentini.
Significativa è la raccolta di periodici
degli anni 1840-1870 allorché furono
rimossi i bavagli della censura e Firenze divenne
anche capitale. Sono presenti anche i primi
giornali illustrati come il londinese The
Illustrated London news, considerato il
capostipite dei grandi giornali illustrati da cui
in seguito nasceranno i rotocalchi e il parigino
L'Illustration. L'attenzione alla produzione
parigina è rivolta verso il versante
artistico e dell'arte applicata, che avrà
un particolare peso nelle raccolte della
biblioteca per la nascita di quella sezione nota
come "Arte Industriale". Nel 1911 la Biblioteca
diviene depositaria dell'esemplare d'obbligo per
Firenze e provincia segnando un notevole salto
quantitativo. Nello stesso tempo il diritto di
stampa porta la Biblioteca a dover documentare
nella sua completezza la produzione editoriale
periodica fiorentina. Questo cade in un momento
particolarmente felice per Firenze con la grande
stagione delle riviste.
Attualmente la Biblioteca
possiede 10.146 testate di cui 1.654
correnti.
I link del menu sono attivabili mediante apposite scorciatoie da tastiera.
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