Sezione 7
PER UNA PERFETTA MORFOLOGIA DEL CORPO UMANO
MICHELANGELO ANATOMISTA
Che Michelangelo, come sottolinea Vasari, avesse maturato grazie alla costante pratica dissettiva singolari cognizioni anatomiche si evince dalla complessità e varietà tipologica dei suoi esiti disegnativi, pittorici e scultorei. Superiore l'attenzione per il dettaglio e per la resa della figura umana nella sua struttura morfologica. Esempio preclaro il David (1501-1504), replicato da Raffaello in un celebre foglio del British Museum (n. inv. Pp,1.68) riferito al periodo fiorentino dell'urbinate, con i muscoli estensori dell'anca e del ginocchio destri contratti in modo del tutto corretto in posizione statica e diversamente da quelli degli arti sinistri superiori e inferiori tesi per la spinta dinamica, la vena giugulare distesa a significare lo stato di eccitazione del giovane pronto al combattimento, l'atrofia del muscolo sottospinoso osservata nei lanciatori di giavellotto. Non meno paradigmatici la giovanile Battaglia di Cascina, evocata parzialmente dall'incisione in mostra di Agostino Veneziano, e l'assai più maturo Giudizio sistino, nella traduzione complessiva di Giulio Bonasone anch'essa esposta. Non marginale l'amicizia con il medico anatomista Realdo Colombo, autore del De re anatomica (1559), e il progetto comune inattuato di un trattato di anatomia.
Proprio alla visione anatomica di Michelangelo si volge Vincenzo Danti (1530 - 1576) ne Il primo libro del trattato delle perfette proporzioni di tutte le cose che imitare e ritrarre si possono con l'arte del disegno, giunto a stampa a Firenze nel 1567 con dedica al granduca Cosimo. Rifiutando i rapporti proporzionali matematico-geometrici Danti insiste sulla varietà delle proporzioni e sulla loro reciproca diversità derivata dalla diretta conoscenza anatomica.
Opere esposte